Ottobre 30, 2020Nessun commento

V&M: Amore digitale

📷 @johnyuyi

Con l’arrivo della pandemia, ci siamo accorti dell’importanza della sfera digitale e di quanto essa sia a tutti gli effetti ‘reale’ e pervasiva. Se è vero che online intratteniamo relazioni virtuali con chi conosciamo, anche conoscere persone nuove su Internet diventa sempre più comune. ⁣
Nonostante l’isolamento e l’impossibilità dell’incontro fisico, molte persone hanno infatti utilizzato le dating app anche durante il lockdown.⁣⁣⁣⁣
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Alcunx si sono lanciati in appuntamenti virtuali attraverso videochiamate, altrx hanno sperimentato i benefici del sexting, altrx ancora si sono limitatx alla ‘textationship’, ovvero la relazione che esiste solo tramite messaggio. ⁣⁣⁣⁣
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Per alcunx, queste forme di ‘slow dating’, cioè di una conoscenza più approfondita che porta a rinviare a un momento successivo l’incontro fisico, possono generare delle dinamiche sociali e relazionali più consapevoli e significative, e per questo è importante che vengano vissute con serenità.⁣⁣⁣⁣
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Stabilire se esiste una linea di confine tra l'amore virtuale e quello tradizionale ricade nel territorio dei giudizi morali soggettivi, quindi chi potrebbe davvero decretare che le relazioni nate online siano meno valide di quelle nate offline?⁣⁣⁣⁣
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Un sentimento nato e nutrito dall'assenza fisica può generare forti emozioni ed essere ugualmente degno di essere vissuto. Infatti, anche semplici connessioni mentali e/o romantiche possono far rilasciare dopamina, serotonina e ossitocina, stimolate dall’attrazione e dal piacere che si può provare quando ci si sente online. ⁣⁣⁣⁣
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L’amore, quindi, può di certo nascere anche nel digitale. ⁣⁣⁣⁣
Ricordiamoci però che in generale, senza la parte fisica della conoscenza, l’immagine che abbiamo dell’altrx risulta necessariamente legata alla nostra immaginazione e come idealizziamo quella persona negli aspetti che non conosciamo.⁣⁣
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Inoltre, per quanto un sentimento sia tangibile, non è sufficiente per decretare la nostra sicurezza: ecco perché è necessario fare sempre attenzione a ciò che condividiamo online per evitare catfishing, sextorsion, revenge porn e simili.⁣⁣⁣

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Aprile 20, 2020Nessun commento

V&M: Hate speech

📸 @gretatosoni

L’hate speech (“linguaggio d’odio”) è un tipo di comunicazione fondato sull’esprimere intolleranza e disprezzo verso il modo in cui si rappresenta o identifica una o più persone, allo scopo di zittire, spaventare e/o emarginare il soggetto o il gruppo. ⁣

Forme di hate speech relative al corpo e alla sessualità sono ad esempio slut-shaming e body shaming, ma esso può anche essere di matrice razzista, omofoba, transfobica e così via.⁣

Anche se il linguaggio d’odio è da sempre presente nella società, l’hate speech online si differenzia da quello offline rispetto ad alcune caratteristiche vicine alla natura di Internet, tra cui la permanenza del disprezzo, la sua diffusione rapida e su larga scala, e la possibilità di utilizzare l’anonimato da parte di chi lo effettua.⁣

Tutti aspetti, questi, che possono rendere le esperienze di odio online ancor più dolorose per le vittime e difficili da superare. Chi subisce hate speech, infatti, può arrivare a provare paura, ansia e/o depressione, adottando comportamenti di auto-censura o riduzione della propria partecipazione online.⁣

È importante poi ricordare che l’hate speech non ha a che fare con la libertà di espressione: esercitare comportamenti discriminatori, violenti e antisociali non rientra nella nostra libertà individuale, ma al contrario mina la libertà di espressione altrui. Per questo, quando si partecipa a una discussione online è doveroso ricordare che si sta comunicando con altri individui, e in quanto tali vanno rispettati.⁣

▻ Noi di V&M pensiamo che evitare di dare ulteriore visibilità agli insulti, sforzarsi di creare ‘safe spaces’ e utilizzare un linguaggio positivo e costruttivo possano essere ottimi punti di partenza per contrastare la cultura dell’odio online. A questo proposito, segnaliamo anche il lavoro della Task Force di @amnestyitalia che monitora e combatte l’hate speech online con cui abbiamo recentemente collaborato. ⁣


✏️ @silviasemenzin_

Febbraio 17, 2020Nessun commento

Self-empowerment online

PH @gretatosoni

Nell’ultimo post della rubrica digital di V&M, abbiamo parlato della necessità di contrastare gli stereotipi legati alla costruzione dell’identità digitale, facendo particolare riferimento a quella femminile: nonostante i social media possano incoraggiare la cosiddetta auto-/oggettificazione sessuale, sono anche un luogo in cui le persone possono decidere in che modo presentarsi agli altri e sfidare gli stereotipi.⁣

Quando questo avviene si parla di empowerment, ovvero il percorso per diventare consapevoli del proprio valore, potere e della propria autonomia decisionale.⁣

I social media possono essere fonte di empowerment sia in quanto luogo per l’espressione della propria identità personale, sia come ambiente adatto alla creazione di community e safe-spaces. In questo senso, pubblicare foto e selfie del proprio corpo nudo, anche non aderente agli standard canonici (ad esempio, non depilato o non magro) promuove l’empowerment perché ci consente di acquisire un ruolo attivo nella nostra espressione come esseri unici e liberi. ⁣

Quando si sceglie di utilizzare questi contenuti per reclamare il proprio spazio nella società e mettere in discussione stereotipi tossici, si parla di un tipo di attivismo detto “empowering exhibitionism” (esibizionismo). ⁣

Inoltre, pubblicare foto del proprio corpo può diventare anche una sorta di pratica terapeutica per imparare a conoscersi, esplorarsi e accogliersi nella propria mutevolezza. Questo può portare a contribuire a diffondere una cultura positiva nei confronti del corpo e della sessualità.⁣

Dato che non tutt* si sentono a proprio agio con il rispettivo corpo, nessuno deve sentirsi obbligat* a pubblicare foto, ma è importante non giudicare negativamente chi decide di farlo e sostenere la loro scelta di auto-rappresentarsi, anche come esseri sessuali. Per questo, nel prossimo post, parleremo delle conseguenze dell’hate speech online e di auto-censura.

Fonti:
-Tiidenberg, K. (2014). Bringing sexy back: Reclaiming the body aesthetic via self-shooting. Cyberpsychology: Journal of Psychosocial Research on Cyberspace8(1).
-Tiidenberg, K. (2019). Playground in memoriam: missing the pleasures of NSFW tumblr. Porn Studies, 6(3), 363-371. 
doi:10.1080/23268743.2019.1667048 
-Döring, N. M. (2009). The Internet’s impact on sexuality: A critical review of 15 years of research. Computers in Human Behavior, 25, 1089-1101. http://dx.doi.org/10.1016/j.chb.2009.04.003

Febbraio 17, 2020Nessun commento

Oggettificazione e auto-oggettificazione sessuale

⁣Culturalmente, il giudizio estetico tende a seguire degli standard che si formano nel tempo. Nella cultura occidentale, ancora basata su stereotipi binari di genere (m/f), si è consolidata l’idea per cui la femminilità si esprime e giudica principalmente secondo criteri di bellezza e sensualità, intese a livello di attrattiva sessuale.⁣

Questa pratica è detta oggettificazione sessuale, ovvero la valutazione del corpo — in questo caso femminile — soprattutto come oggetto volto a soddisfare il piacere sessuale altrui; quando questo sguardo viene interiorizzato e la stessa persona arriva a valutare il proprio corpo come qualcosa di “esterno” a sé, e dipendente da ciò che il contesto culturale definisce “attraente”, si parla invece di auto-oggettificazione. ⁣

È stata dimostrata una correlazione tra auto-oggettificazione e disturbi alimentari, controllo costante del proprio aspetto e body shaming: anche per questo è importante cambiare la narrativa dominante sugli stereotipi di genere ed estetici.⁣

Con l’arrivo dei social network l'oggettificazione del corpo femminile nello specifico è diventata ancor più visibile: piattaforme come Instagram, basate cioè principalmente sull’immagine, contribuiscono a riprodurre e normalizzare l’aderenza a certi standard di per sé tossici.⁣

Dalle funzioni di ranking e i commenti*, fino ai filtri-bellezza, la costruzione dell’identità digitale femminile incoraggia l’auto-oggettificazione, quando la manifestazione di ciò che non rientra nei canoni subisce più spesso attacchi e censura; in questo senso, ottiene maggiore approvazione quel soggetto femminile che si rappresenta come sessualizzato, idealizzato o “beautificato”.⁣

I social network, se usati esclusivamente per riaffermare stereotipi possono contribuire a generare ansia, senso di competizione e insicurezza; tuttavia, l’uso e la condivisione del proprio corpo su queste piattaforme può anche essere legato a un sano “empowerment” individuale e collettivo — ne parleremo nel prossimo post della nostra rubrica digitale.⁣

Fonti:
-Gill, R. (2007). Postfeminist media culture: Elements of a sensibility. European journal of cultural studies10(2), 147-166.
-Ramsey, L. R., & Horan, A. L. (2018). Picture this: Women's self-sexualization in photos on social media. Personality and Individual Differences133, 85-90.
-De Vries, D. A., & Peter, J. (2013). Women on display: The effect of portraying the self online on women’s self-objectification. Computers in Human Behavior29(4), 1483-1489.

Febbraio 17, 2020Nessun commento

La rubrica digitale di V&M

PH @gretatosoni

Nato su Instagram nel 2017, Virgin & Martyr è un progetto di divulgazione e informazione che ha l’obiettivo di creare una community curiosa e consapevole, utilizzando ogni mezzo a disposizione, a partire da tutte le possibilità che offrono i social network.⁣

Abbiamo scelto di cominciare da qui perché Internet per noi è diventato un mezzo fondamentale di espressione e contatto con gli altri; tuttavia, siamo anche consapevoli dei limiti di azione imposti dalle piattaforme e dei rischi derivanti da un uso scorretto del web.⁣

In mancanza di educazione e informazione, infatti, Internet e i social possono diventare luoghi tossici, andando a colpire minoranze e gruppi svantaggiati, ampliando e rafforzando anche certe forme di discriminazione e odio già esistenti.⁣

Proprio in funzione di quello che è il nostro lavoro sulla sessualità+ e il suo rapporto con Internet, abbiamo deciso di lanciare una rubrica dedicata al digital che verrà curata da me, in quanto sociologa digitale (su Instagram sono @silviasemenzin_)

PERCHÉ UNA RUBRICA DIGITAL? ⁣
Vogliamo raccontare dell’intersezione tra Internet e sessualità+, offrendo un punto di vista su come vivere al meglio la nostra vita individuale, relazionale e sociale online. Allo stesso tempo, ci piacerebbe contribuire al dibattito su come affrontare l’odio, la disinformazione, la disuguaglianza e la polarizzazione su Internet, incoraggiando una visione critica e informata della rete, che prenda in considerazione la naturale intersezione che la tecnologia ha con la sfera socio-culturale.⁣ ⁣

QUALI TEMI TRATTEREMO? ⁣
Parleremo di come con Internet alcune pratiche sessuali e affettive si sono evolute; racconteremo dell’autorappresentazione online come azione politica; discuteremo della rete come possibilità di creare movimenti collettivi e safe spaces, ma tratteremo anche il tema delle piattaforme digitali e dei loro limiti quando si tratta di minoranze, diritti umani e privacy; vogliamo poi incentivare dibattiti su nudità e censura, fino ad analizzare le nuove frontiere della violenza online e cercando di riflettere insieme sulle possibili soluzioni.
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I miei articoli li trovate su questo blog o sulla pagina di Instagram di @virginandmartyr