Febbraio 17, 2020Nessun commento

Self-empowerment online

PH @gretatosoni

Nell’ultimo post della rubrica digital di V&M, abbiamo parlato della necessità di contrastare gli stereotipi legati alla costruzione dell’identità digitale, facendo particolare riferimento a quella femminile: nonostante i social media possano incoraggiare la cosiddetta auto-/oggettificazione sessuale, sono anche un luogo in cui le persone possono decidere in che modo presentarsi agli altri e sfidare gli stereotipi.⁣

Quando questo avviene si parla di empowerment, ovvero il percorso per diventare consapevoli del proprio valore, potere e della propria autonomia decisionale.⁣

I social media possono essere fonte di empowerment sia in quanto luogo per l’espressione della propria identità personale, sia come ambiente adatto alla creazione di community e safe-spaces. In questo senso, pubblicare foto e selfie del proprio corpo nudo, anche non aderente agli standard canonici (ad esempio, non depilato o non magro) promuove l’empowerment perché ci consente di acquisire un ruolo attivo nella nostra espressione come esseri unici e liberi. ⁣

Quando si sceglie di utilizzare questi contenuti per reclamare il proprio spazio nella società e mettere in discussione stereotipi tossici, si parla di un tipo di attivismo detto “empowering exhibitionism” (esibizionismo). ⁣

Inoltre, pubblicare foto del proprio corpo può diventare anche una sorta di pratica terapeutica per imparare a conoscersi, esplorarsi e accogliersi nella propria mutevolezza. Questo può portare a contribuire a diffondere una cultura positiva nei confronti del corpo e della sessualità.⁣

Dato che non tutt* si sentono a proprio agio con il rispettivo corpo, nessuno deve sentirsi obbligat* a pubblicare foto, ma è importante non giudicare negativamente chi decide di farlo e sostenere la loro scelta di auto-rappresentarsi, anche come esseri sessuali. Per questo, nel prossimo post, parleremo delle conseguenze dell’hate speech online e di auto-censura.

Fonti:
-Tiidenberg, K. (2014). Bringing sexy back: Reclaiming the body aesthetic via self-shooting. Cyberpsychology: Journal of Psychosocial Research on Cyberspace8(1).
-Tiidenberg, K. (2019). Playground in memoriam: missing the pleasures of NSFW tumblr. Porn Studies, 6(3), 363-371. 
doi:10.1080/23268743.2019.1667048 
-Döring, N. M. (2009). The Internet’s impact on sexuality: A critical review of 15 years of research. Computers in Human Behavior, 25, 1089-1101. http://dx.doi.org/10.1016/j.chb.2009.04.003

Febbraio 17, 2020Nessun commento

Oggettificazione e auto-oggettificazione sessuale

⁣Culturalmente, il giudizio estetico tende a seguire degli standard che si formano nel tempo. Nella cultura occidentale, ancora basata su stereotipi binari di genere (m/f), si è consolidata l’idea per cui la femminilità si esprime e giudica principalmente secondo criteri di bellezza e sensualità, intese a livello di attrattiva sessuale.⁣

Questa pratica è detta oggettificazione sessuale, ovvero la valutazione del corpo — in questo caso femminile — soprattutto come oggetto volto a soddisfare il piacere sessuale altrui; quando questo sguardo viene interiorizzato e la stessa persona arriva a valutare il proprio corpo come qualcosa di “esterno” a sé, e dipendente da ciò che il contesto culturale definisce “attraente”, si parla invece di auto-oggettificazione. ⁣

È stata dimostrata una correlazione tra auto-oggettificazione e disturbi alimentari, controllo costante del proprio aspetto e body shaming: anche per questo è importante cambiare la narrativa dominante sugli stereotipi di genere ed estetici.⁣

Con l’arrivo dei social network l'oggettificazione del corpo femminile nello specifico è diventata ancor più visibile: piattaforme come Instagram, basate cioè principalmente sull’immagine, contribuiscono a riprodurre e normalizzare l’aderenza a certi standard di per sé tossici.⁣

Dalle funzioni di ranking e i commenti*, fino ai filtri-bellezza, la costruzione dell’identità digitale femminile incoraggia l’auto-oggettificazione, quando la manifestazione di ciò che non rientra nei canoni subisce più spesso attacchi e censura; in questo senso, ottiene maggiore approvazione quel soggetto femminile che si rappresenta come sessualizzato, idealizzato o “beautificato”.⁣

I social network, se usati esclusivamente per riaffermare stereotipi possono contribuire a generare ansia, senso di competizione e insicurezza; tuttavia, l’uso e la condivisione del proprio corpo su queste piattaforme può anche essere legato a un sano “empowerment” individuale e collettivo — ne parleremo nel prossimo post della nostra rubrica digitale.⁣

Fonti:
-Gill, R. (2007). Postfeminist media culture: Elements of a sensibility. European journal of cultural studies10(2), 147-166.
-Ramsey, L. R., & Horan, A. L. (2018). Picture this: Women's self-sexualization in photos on social media. Personality and Individual Differences133, 85-90.
-De Vries, D. A., & Peter, J. (2013). Women on display: The effect of portraying the self online on women’s self-objectification. Computers in Human Behavior29(4), 1483-1489.

Febbraio 17, 2020Nessun commento

La rubrica digitale di V&M

PH @gretatosoni

Nato su Instagram nel 2017, Virgin & Martyr è un progetto di divulgazione e informazione che ha l’obiettivo di creare una community curiosa e consapevole, utilizzando ogni mezzo a disposizione, a partire da tutte le possibilità che offrono i social network.⁣

Abbiamo scelto di cominciare da qui perché Internet per noi è diventato un mezzo fondamentale di espressione e contatto con gli altri; tuttavia, siamo anche consapevoli dei limiti di azione imposti dalle piattaforme e dei rischi derivanti da un uso scorretto del web.⁣

In mancanza di educazione e informazione, infatti, Internet e i social possono diventare luoghi tossici, andando a colpire minoranze e gruppi svantaggiati, ampliando e rafforzando anche certe forme di discriminazione e odio già esistenti.⁣

Proprio in funzione di quello che è il nostro lavoro sulla sessualità+ e il suo rapporto con Internet, abbiamo deciso di lanciare una rubrica dedicata al digital che verrà curata da me, in quanto sociologa digitale (su Instagram sono @silviasemenzin_)

PERCHÉ UNA RUBRICA DIGITAL? ⁣
Vogliamo raccontare dell’intersezione tra Internet e sessualità+, offrendo un punto di vista su come vivere al meglio la nostra vita individuale, relazionale e sociale online. Allo stesso tempo, ci piacerebbe contribuire al dibattito su come affrontare l’odio, la disinformazione, la disuguaglianza e la polarizzazione su Internet, incoraggiando una visione critica e informata della rete, che prenda in considerazione la naturale intersezione che la tecnologia ha con la sfera socio-culturale.⁣ ⁣

QUALI TEMI TRATTEREMO? ⁣
Parleremo di come con Internet alcune pratiche sessuali e affettive si sono evolute; racconteremo dell’autorappresentazione online come azione politica; discuteremo della rete come possibilità di creare movimenti collettivi e safe spaces, ma tratteremo anche il tema delle piattaforme digitali e dei loro limiti quando si tratta di minoranze, diritti umani e privacy; vogliamo poi incentivare dibattiti su nudità e censura, fino ad analizzare le nuove frontiere della violenza online e cercando di riflettere insieme sulle possibili soluzioni.
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I miei articoli li trovate su questo blog o sulla pagina di Instagram di @virginandmartyr