Novembre 12, 2019Nessun commento

Cosa significa monogamia tossica

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sulla pagina Instagram di Virgin & Martyr.

Foto di @stadman.lara


La monogamia, ovvero la pratica di avere un solo partner sessuale e/o romantico alla volta, è il tipo di relazione amorosa prevalente nella nostra società. Di per sé, chi sceglie relazioni monogame non è necessariamente migliore o peggiore di chi preferisce il poliamore: siamo tutti liberi di decidere il tipo di relazione che ci regala più serenità.⁣

Data la prevalenza di relazioni monogame all’interno di sistemi patriarcali ed eteronormativi, il concetto di monogamia può inciampare in costrutti culturali in cui trovano spazio idee “tossiche” relative al “vero amore” — che spesso sfociano nella gelosia, nel controllo e nell’esclusività della coppia.⁣

Il concetto di “monogamia tossica” fa riferimento a una costruzione culturale delle relazioni monogame basata sull’oggettificazione dell’altro, che viene spesso perpetrata e romanticizzata dai media e dalle norme culturali, sottolineando come l’inizio di una relazione monogama comporti la reciproca perdita di autonomia decisionale sul proprio corpo e sulle proprie relazioni.⁣

È in genere culturalmente accettato, ad esempio, il fatto che gelosia e possessività siano indicatori più vicini alla sfera dell’amore, piuttosto che a quella della paura e dell’insicurezza. Allo stesso modo, pensare che quando due partner decidono di intraprendere una relazione monogama sia “naturale” sacrificare i propri interessi e rapporti personali, può far cadere la stessa relazione in un qualcosa basato sul controllo e sul potere nei confronti dell’altro.⁣

Trovare qualcuno con cui impegnarsi condividendo interessi e passioni può renderci molto felici, ma è importante ricordarsi che l’amore per gli altri inizia prima di tutto dall’amore per noi stessi e dal riconoscimento della libertà altrui.⁣

Per assicurarci quindi di intraprendere una relazione monogama in maniera sana dovremmo sempre mettere al centro la comunicazione con il partner, il consenso, l’esplorazione e soprattutto il rispetto dell’altro come essere autonomo.⁣

Novembre 7, 2019Nessun commento

Cosa vuol dire “doppio standard”?

Questo pezzo è stato originariamente scritto e pubblicato per Virgin & Martyr, un progetto di diffusione di informazione inclusiva e positiva su sessualità, corpo e piacere nato su Instagram.

Foto di @_Carolyne_

Il doppio (o double) standard è un meccanismo cognitivo secondo cui valutiamo distintamente le stesse azioni di persone diverse in base al loro gruppo di appartenenza sociale. In questo senso, esso opera creando delle norme morali che determinano quando il comportamento di un gruppo viene considerato accettabile o meno.

È un bias cognitivo (= un pregiudizio) che può minare le basi dell’uguaglianza sociale. Applicare metri di giudizio diversi in base a chi abbiamo davanti può riguardare l’etnia, lo status sociale, la religione e via dicendo. Tuttavia, ad esserne maggiormente colpiti, come risultato di una cultura patriarcale ancora fortemente radicata, sono soprattutto l’identità di genere e l’orientamento sessuale.

Un noto caso di doppio standard è il modo in cui un uomo e una donna vengono giudicati in base alle loro relazioni, la loro intimità o il loro corpo. Ad esempio, se un uomo che va a letto con molte donne viene giudicato positivamente da parte della società, una donna che ha avuto relazioni con molti uomini o che ammette di masturbarsi può diventare vittima del cosiddetto slut-shaming. Allo stesso modo, mentre un uomo che si depila viene considerato poco virile, una donna che decide di non farlo diventa una persona che si trascura.

Altri doppi standard colpiscono invece la comunità LGBTQ+. Ad esempio, è frequente l’oggettificazione delle coppie lesbiche contro la discriminazione di coppie gay, soprattutto da parte di chi interpreta le relazioni omosessuali in base a ciò che trova attraente e desiderabile.

Genere e orientamento sessuale non dovrebbero determinare il nostro ruolo all’interno della società né dovrebbero essere oggetto di giudizi morali sulle nostre azioni. Anche se contrastare questo bias non è semplice, riconoscerne le radici culturali è certamente il primo passo per combattere la discriminazione e proseguire nella costruzione di una società più aperta e inclusiva che celebri la diversità.